lunedì 12 aprile 2021

I bricconi sono tornati! Eccoci con qualche bella bevuta che va ricordata!!!

Eccoci qui con qualche bella bottiglia a disposizione e tanta voglia di condividere le nostre esperienze con chi ci vorrà leggere!

Tra le bevute degli ultimi giorni ci sono queste cinque bottiglie di vini rossi provenienti dalla Francia.

Da sinistra troviamo il blasonatissimo Chambolle-Musigny Premier Cru 2018 Les Amoureuses di Nicolas Groffier. Leggendo qua e là, andando a spulciare le enciclopedie del vino, ho capito che questo Premier per molti è considerato alla stregua di un GC; in ogni caso, relativamente al prezzo, è già così. Allora abbiamo chiesto all'importatore italiano se si poteva già bere oppure se bevendola avremmo commesso un errore (che non volevamo proprio fare, principalmente a causa del prezzo), data la sua giovinezza. Dopo l'ok, con raccomandazione di scaraffare per aprire il vino e fare emergere i profumi, chiedo anche al produttore qualche info per capire se sono sulla buona strada o meno. E così mi ritrovo davanti una risposta spiazzante, ovvero di non scaraffare assolutamente e di bere leggermente fresco, attorno ai 14 gradi. Insomma, la curiosità era tanta e alla fine abbiamo fatto un po' come le circostanza hanno permesso, ovvero temperatura ambiente attorno ai 18 gradi e apertura un paio d'ore prima di berla. Risultato? Eh, quello che non ci si aspettava del tutto, ovvero sicuramente un buonissimo vino, con note di fiori, rosa, balsamico, frutti, pasta di zucchero, arancia sanguinella, pepe verde e potrei andare avanti ancora; ma in bocca non di certo con il peso di un vino della sua tipologia e blasone. Gli manca qualcosa, è assolutamente troppo giovane, e alla fine ci fa pensare ad un prezzo un poco esagerato rispetto a quello che il vino offre. Rimane comunque il dubbio di averlo bevuto in un momento sbagliato (davvero troppo giovane?) e quindi di non averlo atteso come dovuto. Vedremo se saremo così fortunati e lo potremo riassaggiare, magari con qualche anno in più sulle spalle.

Da qui in poi invece è stata una escalation di emozioni e di bellissimi vini, a cominciare da Chateau Margaux premier Grand Cru Classé 1998. Abbiamo trovato questo nettare divino nella cantina di un ristoratore che voleva venderla. Non ce l'ha regalata di certo, ma alla fine ne è valsa la pena. La domanda che ci siamo posti quando abbiamo messo il vino in scaletta era relativa al distacco di prezzo che corre tra questo vino e altri Bordeaux meno blasonati. Subito una nota mentolata bellissima, con un bel balsamico; poi spezie e frutti rossi a profusione. Tannino meraviglioso e super integrato, elegante. Vino che finisce in un amen!

Siamo passati poi al super ricercato Hermitage 2007 di J.L. Chave. Quando siamo stati in Rodano, la seconda volta, durante il Marché d'Ampuis, abbiamo citofonato alla cantina Chave per vedere se potevano riceverci, ma senza esito. Ci siamo fatti in compenso un bel giro alla famosa Chapelle de l'Hermitage. Il vino è delizioso: la speziatura della Syrah è esaltante e, con qualche anno sulle spalle, il vino si distende un pochino, anche se avrà ancora molto da dire (sarà così per chi avrà ancora una bottiglia disponibile!) :-) Al naso si susseguono note di pepe rosa, chiodi di garofano, tamarindo, e poi frutta rossa in confettura, ciliegie e amarene. Buono, buono, buono!

Qui arriva la sorpresa, la bottiglia senza etichetta. Siamo di fronte ad una bottiglia di Grange des Pères 1996 IGP Pays d'Hérault, prodotta ad Aniane, nel Roussillon. Il motivo dell'assenza dell'etichetta risale al fatto che la bottiglia ci è stata regalata dal produttore durante una visita in cantina un paio di anni fa. Inutile ricordare che il signor Vaillé ha lavorato presso cantine super importanti in giro per la Francia prima di acquistare, nel 1989 suppergiù, qualche ettaro da adibire a vigna in una zona secondo molti non vocata alla produzione di vino. In realtà il produttore, che veniva da un mondo completamente diverso rispetto alla viticoltura, riesce a produrre a partire dal 1992 un vino che negli anni si affermerà come uno dei migliori rossi (e anche un super bianco) della zona. A base di syrah, mourvèdre e cabernet (con un piccolo saldo di un altro vitigno autoctono), questa bottiglia dell'annata 1996 parte con note di salamoia e oliva. Dopo un'oretta dall'apertura iniziano ad arrivare i profumi tanto attesi di pan di zucchero, confettura di frutti rossi, ciliegie, balsamico e pepe rosa, liquirizia, spezie calde; zero terziarizzazione, solo qualche profumo più maturo. Tannini bellissimi e vino ancora giovane e scalciante. Mai avrei immaginato di assaggiare un vino senza etichetta così buono!! :-)

E per finire, un Cornas di una delle due cantine più rinomate e che hanno fatto la storia della denominazione, ovvero Il Cornas 2002 di Auguste Clape. Anche qui gli anni sulle spalle fanno davvero bene al vino che è disteso, elegante e pronto. La speziatura è fine, gran corpo ma meno potenza rispetto alle ultime annate degustate in cantina un paio di anni fa. La conferma che la Syrah e il Rodano sono un'accoppiata piena di sorprese, conferme e meraviglie, cosa che da altre parti non è sempre così ovvia.

State connessi perchè presto vi porterò altre novità!!! A presto!